La parola ai giurati (1957): un film che smonta il pregiudizio - Nostrart

La parola ai giurati (1957): un film che smonta il pregiudizio

Regia di Sidney Lumet | Sceneggiatura di Reginald Rose

La parola ai giurati è molto più di un semplice dramma giudiziario. Sidney Lumet, con il suo stile asciutto e profondamente influenzato dal teatro, ci conduce in un viaggio all'interno delle dinamiche sociali e morali dell'America degli anni '50.

È un film che costringe lo spettatore a esaminare la propria coscienza, mettendo in discussione il conformismo e il pregiudizio in un periodo storico di profondo cambiamento.

Il contesto storico: un'America divisa

Ambientato durante gli anni del boom economico, La parola ai giurati riflette un'America che, pur godendo di una crescente prosperità, era segnata dalle lotte sociali e dalle tensioni razziali. È un'epoca in cui il maccartismo e le leggi razziali permeano la società, creando un clima di sospetto e paura.

Lumet non ignora questo contesto, anzi, lo usa come base per costruire la sua critica feroce verso il sistema giudiziario americano e il pericolo del pensiero unico.

Una critica al conformismo: 12 giurati, 12 voci diverse

I dodici giurati rappresentano una miniatura della società americana: ognuno di loro appartiene a una classe sociale e morale diversa, e insieme offrono uno spaccato del conformismo e del pregiudizio che caratterizzava l'epoca.

Henry Fonda, nel ruolo del giurato n. 8, è l'unico a non essere accecato dai pregiudizi, l'unico a guardare oltre le apparenze. La sua figura calma e riflessiva incarna la resistenza al pensiero unico, opponendosi alla pressione del gruppo e instillando il seme del dubbio razionale.

La parola come strumento di ragione

La vera protagonista del film è la parola. I dialoghi sono taglienti, incisivi, e ogni battuta è un passo avanti nella disamina della verità.

Non a caso, La parola ai giurati è spesso studiato nei corsi di negoziazione: i personaggi usano il dialogo come mezzo per smontare pregiudizi e convinzioni radicate.

La messa in scena teatrale: la claustrofobia di una stanza

Lumet porta in scena l'influenza del teatro in ogni inquadratura. L'ambientazione è quasi completamente confinata in una singola stanza, e questa scelta scenografica spoglia ci spinge a concentrarci esclusivamente sui dialoghi e sui volti degli attori. È qui che emerge tutta la sua abilità come direttore d'attori.

Lumet era noto per essere un maestro nel far emergere il meglio dai suoi interpreti, e in questo film la sua direzione attoriale è fondamentale: ogni espressione, ogni gesto, contribuisce a svelare le sfumature dei personaggi.

Una critica alla giustizia americana

Il film non offre solo una riflessione sul pregiudizio, ma anche una dura critica alla giustizia americana e al concetto di pena di morte. Lumet ci mostra come un singolo individuo, se guidato dalla razionalità e dalla coscienza morale, possa fare la differenza in un sistema altrimenti fallace.

Il messaggio è chiaro: la giustizia non deve mai essere affrettata, e il dubbio è uno strumento essenziale per evitare errori irreparabili.

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